La voglia di andare avanti, ci fa arrivare di notte in un piccolo paese dove c’è una guest house….la camera sembra carina e pulita, ma quando ci mettiamo lunghi sul materasso, veniamo assaliti dalle solite cimici. Chiediamo al proprietario se puo’ cambiarci la camera e gentilmente acconsente, il solo pensiero di essere ancora divorato da quegli insetti, mi dava i brividi.
Solamente che anche la seconda camera e’ abitata da questi vampiri e così ce la cambia per la seconda volta, qui i materassi sono nuovi e ancora imballatti……………quindi sisabitata!
Il giorno dopo arriviamo a Siem Reap dove come un miraggio mi appare davanti una specie di Burger king e vaiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii , non faccio in tempo a guardare il panino che è già finito, e non ci ho capito niente, è stato fantastico, intenso e veloce ma il sapore della carne e delle salse che di solito in un fast food non sono il massimo, sono stati la cosa più buona che abbia mai mangiato.
Senza tregua ripartiamo il giorno dopo e dopo pochi km, il diluvio si scaglia su di noi, il primo giorno di pioggia da quando siamo partiti, ma è caldissimo e bellissimo andarsene in giro sotto l’acqua “ calda”
Percorriamo 170km e con il primo giorno di pioggia, arriva anche la prima foratura, dopo più di 5000 km delle peggiori strade con pietre e buche, foro sulla nuovissima strada che da Siem Reap porta al confine con la thailandia, precisamente a Poipet.
Cambiamo la gomma davanti una bottega di artigiani che scolpiscono statue di pietra, tutta la via è piena di statue e teste scolpite a mano!
Arriviamo a Poipet, una vera e propria città di confine, con un atmosfera strana, sembra di essere al purgatorio……… lo sporco e le baracche e la povertà e la polvere dal lato Cambogiano, con uomini e donne e bambini che spingono a mano carri stracolmi di merce per cercare di venderla dalla parte della Thailandia, dove invece ci sono hotel di lusso e ai casinò e gente d’affari vestita bene che arriva con macchine con autista e scendono su tappeti puliti appena stesi, e c’è sempre qualcuno che gli apre la porta e anche l’ombrello, sia per il sole che per la pioggia.
Da una parte, siamo attratti da questa “modernità” dopo tanti giorni di bettole e sporco, ma il cuore ci porta a restare a dormire dalla parte cambogiana dove c’è sempre qualcuno che quando arriviamo ci regala un sorriso, dove non ci apre l’ombrello, ma si alza dalla sua sedia per offrirla a noi, per farci riposare 5 minuti, dove vedi dagli occhi che lo fa per piacere e non per obbligo o per lavoro e vorrebbe in ogni modo comunicare con noi e a volte riesce a farlo, anche in cambogiano, riesce a farsi capire, a gesti o disegnando qualcosa sulla polvere della strada e intanto ride, tutti sorridono e sono sinceri.
Non c’è stato mai nessuno che abbia solamente provato a guadagnare su di noi o a fare qualcosa per avere qualcosaltro in cambio.
SPETTACOLO!!!!!!!!
Sono d’accordo con voi,la vera ricchezza è l’umanità e l’umiltà non i soldi,purtroppo in paesi “sviluppati” questo non esiste più!!!!!!!!!!!!!!
ragazzi questa è una delle più belle poesie che io abbia letto. fantastico….
forza ragazzi, vento in poppa ciao eugenio